Eduardo Bava

Eduardo Bava, 55 anni, di Napoli, lascia giovanissimo, appena ventenne, il capoluogo partenopeo per seguire in Svezia una ragazza di cui si è innamorato a prima vista.

Dopo circa due anni, la rottura e il rientro in Italia. Ma ormai per Eduardo la via della Svezia è in qualche modo aperta e torna nel paese della neve e dei ghiacci per “non perdere il permesso di soggiorno ormai ottenuto e tentare una nuova avventura”. Dopo vari tipi di lavori, entra nelle cucine dell’aeroporto di Stoccolma, “grazie a un vecchio amico fiorentino”.

Eduardo resta a Stoccolma per molto tempo facendo carriera fino a diventare Unit Manager, gestore di ristoranti e caffetterie per conto della multinazionale che gestisce l’aeroporto.

Eduardo Bava

Qui, incontra anche la moglie Sara e con lei forma una famiglia, alla quale si aggiungono ben presto i loro due figli Danilo e Melanie. Da Stoccolma, però, Edoardo parte “per nuove avventure” alla volta de Sud della Svezia e si stabilisce in una piccola cittadina di nome Nybro.

In un intorno più idilliaco e riposante, rispetto alla capitale, si apre un nuovo capitolo di vita per l’intraprendente napoletano: Eduardo torna sui libri per “potersi mettere in proprio”. Diventa, così, Web Designer con indirizzo multimediale e 3D, economia aziendale e marketing.

L’idea è offrire ai clienti prodotti innovativi, basati sull’impatto visivo e sul design in ambito Web, cercando di sfruttare al massimo il “genio creativo italiano per differenziarsi dalla concorrenza locale” .

E ci riesce! La sua prima agenzia, aperta con un amico che immediatamente lo lascia solo, funziona a gonfie vele per 13 anni. Ma ecco che arriva un altro richiamo per Eduardo, quello della Spagna. Ancora una volta, Eduardo, armi, bagagli e famiglia, si rimette in viaggio: destinazione Barcellona!

Eduardo perché hai deciso per l’ennesima volta di “mollare tutto” e dalla Svezia, dove avevi un’azienda consolidata, hai intrapreso l’avventura barcellonese con tutta la famiglia?

Io ero proprio stanco della Svezia, di tutto! Necessitavo qualcosa di nuovo. E così, mi sono trasferito in Spagna, a Barcellona, dove avevo amici e parenti. Barcellona è una città di cui non sapevo molto ma, da quando ci misi piede, fu amore a prima vista.

Mi sentivo come a casa per il clima, la natura, la gente e per quel senso di “freedom” che permea tutta la città. E poi l’arte: qui “l’odore di arte” si respira ovunque! Tutto questo mi fece decidere per il grande passo.

All’inizio, però, cercando di riprodurre il modello svedese della tua agenzia a Barcellona, la cosa non ha funzionato. Come fu la “caduta” e come ti sei ripreso?

A Barcellona, ho cercato di continuare con la mia agenzia pubblicitaria e integrarla in un Concept Store: l´idea era quella di creare un magazine a tema, di qualità, da distribuire gratis, che si finanziasse da solo, grazie alla pubblicità occulta, tramite interviste. In poche parole, il concetto che aveva funzionato molto bene in Svezia.

Inoltre, affittando un locale nel centro di Barcellona e conoscendo la lingua e la cultura scandinava, volevo, tramite l’agenzia, funzionare come un “ponte” tra la Spagna e la Svezia e viceversa. Offrivo alle aziende di utilizzare uno spazio come showroom e, allo stesso tempo, fare propaganda del prodotto anche tramite il magazine sul territorio. Per le aziende poteva essere interessante visto che l’esborso previsto era minimo.

Eduardo Bava

Scegliemmo un locale grande e lo rendemmo perfetto allo scopo ma il sogno durò solo un anno: forse il progetto era troppo ambizioso e la conoscenza del mercato non sufficiente. Inoltre, le spese iniziarono a crescere e il tempo a disposizione era poco.

Decidemmo di chiudere tutto.

Hai trovato immediatamente un altro lavoro, grazie anche alle lingue che sai (svedese, inglese, italiano e spagnolo). Di che ti occupi oggi?

Ora lavoro in un Call Center internazionale, assieme a tutta la mia famiglia. Ci occupiamo principalmente di emergenze per conto di note brand automobilistiche, raccogliendo dati e testimonianze per coordinare i vari soccorsi che vengono richiesti o riteniamo necessari sulla scena di un incidente stradale.

Forniamo, inoltre, un servizio Concierge per aiutare i clienti, tra le altre cose, a raggiungere luoghi e diamo loro informazioni generali: siamo, in pratica i loro assistenti personali, dei Siri o Ok Google in carne ed ossa! Il servizio è disponibile tutti i giorni dell’anno e a qualsiasi ora della giornata.

Un bel cambiamento: passare dal Self Made Man e un’azienda tutta tua a lavorare come impiegato in un grande gruppo. Come hai vissuto e vivi questo ennesimo giro di boa della tua vita?

Devo dire che mi trovo bene, dopo tanti anni di corse contro il tempo per cercare di guadagnare denaro, ho scelto la via di “lavorare per vivere e non vivere per lavorare”.

Eduardo Bava

I nostri colleghi arrivano da tutto il mondo e ci sono persone di tutte le età. Sono persone, per la maggior parte, altamente qualificate: da medici a giornalisti, designer, imprenditori, musicisti… C’è un po’ di tutto, il che contribuisce a creare un bell’ambiente, ricco e talentuoso.

Questa scelta, inoltre, mi ha fatto ritornare ai tempi in cui potevo mettere le ali alla mia parte creativa e permetterle di volare. Oggi, dedico tutto il mio tempo libero a me stesso, alla mia famiglia e alle mie passioni: disegnare, dipingere e suonare.

Descrivi il quartiere in cui vivi. Inoltre, Barcellona è una città molto italiana, frequenti la nutrita comunità italiana?

Fin da quando siamo arrivati qui, 4 anni fa, ci siamo innamorati e stabiliti nel quartiere di Gràcia. A Gràcia si respira un’aria particolare, è un quartiere tranquillo, ben curato, la gente che ci vive è un po’ “bohemien” (molti artisti hanno qui la loro casa).

In generale, non ci sono molti turisti – a parte in agosto, durante la famosa Festa Mayor de Gràcia, quando tutto il quartiere è addobbato e hanno luogo concerti e pasti all’aperto -. Il quartiere è pieno di piccole boutique e ristorantini di ogni genere e si possono degustare le cucine di tutto il mondo. Nell’ottocento era un paesino a sé, integrato poi, in un secondo tempo al centro di Barcellona, ma ha mantenuto una certa “aura”. È un quartiere molto centrale (a 10 minuti in metro da Plaça Catalunya) e, contemporaneamente, resta un po’ isolato dalla massa turistica che si riversa su Barcellona ogni anno.

A me Barcellona e Gràcia ricordano molto il centro storico di Napoli, da dove provengo. La maggior parte della gente che ci abita è gente del luogo, catalani. Ci sono poi molti stranieri, per lo più europei (italiani, francesi, tedeschi), che ormai vivono qui da tempo.

L’impatto, sin dall’inizio, é stato ottimo, la gente è molto socievole, buona, gentile, affabile. Noi abbiamo ottimi rapporti con i vicini e abbiamo molti amici. Direi che ci siamo integrati alla grande! Non so se vi sia una comunità Italiana qui, anche perché non l’ho cercata e non ne sento il bisogno.

Eduardo Bava

Che cosa “ti manca” dell’Italia e “che cosa non ti manca”

L´Italia é la mia nazione e lo sarà per sempre. Affetti a parte, non mi manca nulla. Da quando vivo all’estero, ho iniziato a vedere le cose con prospettive diverse, e a capire che l´unica cosa da cambiare in Italia è: la mentalità degli Italiani.

Quando ero in Svezia sentivo più forte il bisogno di andare in Italia ma adesso, da quando sono in Spagna, questo bisogno è un po’ scemato: sarà perché mi sento quasi come in Italia, sarà la vicinanza, sarà il fatto che adesso é molto più facile ed economico per parenti e amici venirci a trovare.

Che cosa ti ha apportato quest’esperienza di vita

Cambiare, provare a mettersi in gioco essere attivo mi ha arricchito enormemente. Mi sento fortunato poiché non ho paura dei cambiamenti, anzi! Sono molto sicuro di me e sono pronto a rimettermi sempre in gioco. Io non mi tiro mai indietro e così imparo ad affrontare le situazioni positive e negative, che capitano nella vita, con serenità e caparbietà.

Barcellona é stata una scommessa, forse non molti avrebbero osato lasciare tutto e ricominciare da zero a cinquant´anni d´età, ma, seguendo il mio istinto, ho sentito che Barcellona mi trasmetteva tanta positività. Ho, da subito, sentito un gran feeling per questa città e l’ho assecondato.

Che consigli puoi dare ai nostri lettori che, come te, decidono di spostarsi in Spagna?

La Spagna è indubbiamente il paese che fa maggiormente sentire a proprio agio gli italiani: la lontananza dall´Italia è minima, la cultura, il modo di pensare, il clima, la lingua stessa … tutte cose che aiutano ad assestarsi facilmente.

Poi dipende sempre “da che cosa si scappa e che cosa si vuol raggiungere”. Se l’obiettivo primario é “il lavoro“, allora in Spagna si trovano le stesse condizioni dell’Italia: la concorrenza é alta, lo stipendio più o meno uguale, i posti di lavoro pochi. Quindi, secondo me, se si vuole cambiar vita e lasciare l’Italia per la Spagna, il lavoro non deve essere la “dinamo”.

Io ho scelto Barcellona come meta perché per me ha tutti i requisiti per stare bene. Avendo vissuto tanti anni in Svezia, posso tranquillamente affermare che Barcellona è una via di mezzo tra la Scandinavia e i paesi mediterranei. Barna è una città molto pulita, cosmopolita, dove tutto funziona bene, il clima è perfetto, la mentalità catalana, poi, è molto “civica”: la gente è responsabile, molto aperta e anche se qui ci sono tantissimi Italiani, io non mi sono mai sentito non voluto, anzi!

Eduardo Bava

A chi è in cerca di una miglior qualità di vita, consiglio senza dubbio la Spagna e, soprattutto, Barcellona.

Il mio consiglio? Provare … provare e provare! Credere in se stessi. Secondo me, le cose succedono perché devono succedere. Se, però, capita l´occasione che permette di provare a fare qualcosa di diverso, va fatto! Senza farsi tante domande e affrontando la vita alla giornata. Sbagliando s’impara!

Edoardo, un’ultima curiosità, anche se ora vivete in un paese mediterraneo, la tua è una famiglia “svedese”. La Svezia è per cultura e modi di vivere lontana anni luce dall’Italia, e così pure Napoli da Stoccolma… Insomma, ci vuoi dire una cosa: “Chi cucina in casa?”

La cucina è una di quelle cose che ci ispira e ci unisce maggiormente in famiglia, ne siamo appassionati e buongustai. Mangiare è un piacere! Ci piace l´atmosfera che si crea quando si cucina quando con sapienza si tirano fuori i sapori e gli odori, ci piace trovare l´abbinamento giusto con le bevande, ci piace avere uno sfondo musicale e creare l´ambiente ideale dove tutto si lega e favorisce ad aumentare il senso del piacere.

Con così tante influenze e contrasti riteniamo di aver un bagaglio molto ampio. Io ho contribuito con le antiche tradizioni culinarie Italiane, ho portato i segreti ereditati dai miei genitori, a mia moglie, oltre alla cucina scandinava tradizionale, piace sperimentare, usa spezie e ingredienti da tutto il mondo, i miei figli, vista la grande passione nella quale sono cresciuti, hanno ereditato tutto ciò e quindi a casa nostra i cuochi sono quattro!

Ka. Minante/Redazione