Prima ci fu Twitter, poi arrivò “Tuiter”

Lo spagnolo è oggi – dopo l’inglese – la seconda lingua più usata dal social network dei 140 caratteri, davanti al portoghese ed al giapponese (e solo perchè, dicono i detrattori, in Cina la pagina di Twitter è stata bloccata).

Il dato è stato reso noto dal direttore dell’ Instituto Cervantes, Victor Garcia De la Concha, durante la presentazione annuale dei programmi per l’insegnamento dello spagnolo nei centri dell’Instituto sparsi in tutto il mondo (67 in 40 paesi dall’apertura nel 1991). “Lo spagnolo – ha detto De la Concha – è una lingua già molto diffusa: ben 495 milioni di persone lo parlano in tutto il mondo, e in Internet il suo utilizzo è cresciuto dell” 800% negli ultimi 10 anni; un risultato che ci porta ad occupare il terzo posto nel web, dopo inglese e cinese. Il Messico e la Spagna sono i paesi di lingua spagnola dove l’uso pro-capite di Twitter è tra i più elevati al mondo”. In Facebook, invece, sono circa 80 milioni le persone che comunicano ogni giorno in spagnolo, e, sempre secondo i dati dell’Instituto Cervantes, sono oggi più di 18 milioni le persone al mondo che studiano lo spagnolo come seconda lingua.

Un progresso importante per una lingua che si propone di raggiungere entro il 2030 il 7,5% della popolazione mondiale e che, spingendosi oltre, vedrebbe diventare nel 2050 gli Stati Uniti il primo paese di lingua spagnola al mondo. Si tratta di cifre più che ottimiste, soprattutto se si considera che l’Instituto ha iniziato il 2013 all’insegna dell’austerità e di tagli che raggiungeranno anche il 14% in alcuni casi. De la Concha, direttore onorario della RAE (la Real Academia Española, ndr), esclude che si chiudano alcuni dei centri dell’ Instituto o che si licenzino insegnanti, e spiega come i tagli siano rivolti a settori del centro meno attivi, come il canale televisivo del Cervantes.

Durante la presentazione del programa del Cervantes José Manuel García-Margallo, Ministro degli Esteri e Cooperazione Internazionale (Ministero da cui il Cervantes dipende) ha insistito sulla priorità di diffondere lo spagnolo nei paesi dell’area del Pacifico perchè: “Le opportunità del nuovo El Dorado risiedono lì”, ha detto. In effetti, la crescita economica ed una classe media che aumenta esponenzialmente, sono un bell’incentivo per la diffusione della lingua in un paese con il quale si intrattengono già importanti (ma ancora poche) relazioni commerciali.

In Asia la richiesta dello spagnolo è aumentata negli ultimi anni: secondo le stime del Cervantes circa 25.000 studenti universitari studiano spagnolo come seconda lingua, ma la scarsezza di insegnanti qualificati all’interno delle Università permette solo ad un 30% di loro di accedere ai corsi. Forse come incentivo Pechino ha aperto, lo scorso anno, 35 centri privati dedicati solo all’insegnamento dello spagnolo.

Diletta Fraizzoli