Joaquin Cortes: l’anima del flamenco più puro

Gitano nel cuore e nell’ anima Joaquin Cortes è il simbolo del flamenco nel mondo, che definisce “la mia unica e prima sposa”. Nasce a Cordoba nel 1969, e già all’età di soli 12 anni mostra una gran passione per la danza ed il balletto classico.

I genitori lo iscrivono ad una prestigiosa scuola di Madrid, ma Joaquin si fa presto notare, e viene accettato allo Spanish National Ballet, dove studia danza classica, e di cui diventa primo ballerino a soli 15 anni. Ha di certo la possibilità di studiare e lavorare con i più grandi (tra cui Maya Plisetskaya e Silvie Guillen), ma a lui ancora non basta: ha bisogno di “spazio” per esprimere la propria genialità…quindi nel 1992 fonda il Joaquin Cortes Ballett Flamenco. E’ la sua compagnia, in cui può esprimere l’eccezionale atletismo e la creatività per cui è conosciuto.

E’ infatti con la sua compagnia che Joaquin inizia a sperimentare, e “fonde” il flamenco con il balletto e la danza moderna. Nel 1992 lancia il suo primo spettacolo internazionale “Cibayi”, ma è nel 1995, con il tour di “Pasiòn Gitana” che raggiunge il successo mondiale, ma anche il riconoscimento e la consacrazione di Joaquin non solo come ballerino, ma soprattutto come coreografo e direttore artistico. Il binomio ballerino/coreografo continua, e porta all’artista successi sempre maggiori: da ricordare sono i suoi allestimenti di “Carmen” all’ Arena di Verona, il “Summer Flamenco Festival” di Tokyo o il “Don Quijote” al Caracas Ballet.

Joaquin Cortes Presents "Mi Soledad" Spanish Tour

La sua voglia di allargare i propri orizzonti si fa sempre più sentire, ma è con l’ultimo tour : “mi Soledad”, che forse Joaquin tocca l’apice della sua arte. Lo spettacolo costruito su di lui e di cui è unico protagonista è una perfetta fusione di ritmi jazz, afrocubani, fusion e classici, in cui il ballerino da sfoggio di tutta la sua trascinante passione gitana. “Mi Soledad” è uno spettacolo introspettivo, un viaggio nelle emozioni più personali: Cortes vede un uomo solo che riflette su se stesso, sulle sue passioni e sulla solitudine esistenziale. E’ un viaggio nell’individualità dell’uomo. Nonostante i puristi trovino che Cortes abbia valicato gli orizzonti del flamenco, perdendo ciò che di magico possedeva, per far spazio ad una fusione che anzichè arricchirlo lo contamina.

Joaquin, attaccatissimo alle propri radici gitane, porta con se i valori della cultura di questo popol : la famiglia – per lui importantissima – l’amicizia e la passione per la vita. Per questo non sorprende che un artista della sua levatura abbia una propria fondazione che, con il Parlamento europeo, sta lavorando ad un progetto educativo per i bambini rom.