Identikit di Mariano Rajoy, ex  presidente del Governo spagnolo

Come un placido e oscuro notaio di provincia ascende alla guida della Moncloa, sede del governo di Spagna. È l’artefice della vittoria storica, schiacciante addirittura, del PP (Partido Popular-destra) sul PSOE (Partido Socialista Obrero Español-sinisrta) nelle elezioni legislative spagnole del 2011: Mariano Rajoy.

È l’uomo a cui gli spagnoli in massa affidarono il loro destino economico e quello del loro paese. Perché di questo si trattava, provare a tirare fuori la Spagna dallo strapiombo lavorativo – quasi 5 milioni di disoccupati – in cui questo paese è sprofondato dall’inizio della crisi economica e finanziaria che scuote, soprattutto, gli Stati Uniti e l’Europa dalla fine del 2007 (ma con radici profonde ben avanti nel tempo).

I numeri parlano chiaro. Nella prima legislatura  Rajoy salí al governo con la maggioranza assoluta – con 186 parlamentari sui 350 di cui conta in tutto il Congresso – mentre il PSOE, che governava la Spagna dal 2004, dovrette accontentarsi di 110 parlamentari lasciandone per strada 59 (pari a un’emorragia di 4,5 milioni di voti): una sconfitta a tutti gli effetti.

Per la prima volta nella storia, il PP (fondato nel 1989) ottenne un risultato politico di queste dimensioni e, parve che l’artefice di questa vittoria fosse  proprio l’ex “registrador de propriedad” (sorta di notaio), nato nel 1955 a Santiago de Compostela (Galizia).

Ma chi è l’uomo che ha compiuto il miracolo di resuscitare il PP, partito che arrivó a questo strepitoso successo dopo due sonanti sconfitte – nel 2004 e nel 2008 – contro il PSOE di Zapatero?

Figlio della tipica borghesia di provincia, Mariano Rajoy si formó in una famiglia di avvocati, giudici, notai, tutti vicini all’amministrazione pubblica. Un’infanzia trascorsa tra Avila, la Galizia e le Asturie, lo portó, infine, ad installarsi, con la famiglia, a León dove frequentó lo stesso istituto superiore di monache dove, in seguito, studierà Zapatero. La famiglia si stabilí, infine, nella cittadina galiziana di Pontevedra ed è qui che l’adolescente Mariano inizia a gettare le basi su cui si fonda la sua vita futura: l’iniziazione politica, la frequentazione degli “amici di sempre”, l’incontro con Elvira, che diviene sua sposa nel 1996.

Politicamente, i suoi primi mentori furono Pío Cabanilla (che aveva partecipato al governo dittatoriale di Franco) e, soprattutto, Gonzalo Fernández de la Mora, fondatore di un’organizzazione, Union Nacional Española, che si fuse ben presto in AP (Alleanza Popular): partito di destra post-franchista, pullulante di ex gerarchi, nonché culla del neonato Rajoy politico.

“Di idee decisamente conservatrici”, secondo alcuni dei suoi biografi, fu, per altri, il portatore principale dell’idea di modernizzare e, soprattutto, democratizzare la destra spagnola.

I biografi dell’ex presidente concordano nel definirlo precoce e un lavoratore indefesso: è stato il più giovane “registrador” di Spagna (26 anni) e, contemporaneamente, deputato della Comunidad Autonoma, direttore generale delle Relazioni Istituzionali della Xunta (organo del Governo) di Galizia a 27 e presidente della Diputación (sorta di provincia) di Pontevedra a 31. Entra ben presto a far parte del Governo di Galizia, presieduto da Gerardo Fernández (PP) e dopo un periodo di sfaldamento del partito, e una pausa dalla vita pubblica, venne chiamato da José María Aznar per entrare nel direttivo del “riformato” Partido Popular.

MARIANO RAJOY

All’interno di questo il “gallego”  ricevette una missione ben precisa, quella del rottamatore, si direbbe in Italia. Il giovane Rajoy, infatti, attraversó la Spagna per mandare in pensione la vecchia guardia franchista.

A 41 anni, entra nel primo governo Aznar, come Ministro delle Amministrazioni Pubbliche, e viene scelto dallo stesso Aznar nel 2003 come suo successore. Da allora è dato politicamente per morto molte volte e invece nel 2011 convinse milioni di elettori – fuggiti in massa dallo “Zapatero-pensiero”, travolto, tra l’altro dallo tsunami economico degli ultimi anni – ad affidarsi alle sue decisioni, o meglio alla cantilena di “depende” che Rajoy dispensa senza sosta, durante la campagna elettorale, alla fila di domande che gli vengono poste sui tagli che la Spagna dovrà affrontare.

Il provinciale, grigio notaio riuscí con pazienza, e trent’anni di militanza, ad arrivare là dove si era probabilmente prefissato di arrivare già da molto, rappresentando una corrente di destra più moderata all’interno del PP, laica e poco concessiva – così pare – nei confronti della chiesa cattolica.

Con Rajoy gli spagnoli optarono democraticamente per l’alternanza, sí, ma  anche per una garanzia di alternativa? Il cantante Jarabe de Palo ha una risposta che piacerebbe a Rajoy: … “Depende/ ¿de qué depende? ?de según como se mire, todo depende…”.

Di Paola Grieco