Cuenca, la città delle case sospese

Cuenca, città capitale della Comunità Autonoma di Castilla-La Mancha, è situata su uno dei più estesi territori spagnoli (circa 912 km2). La sua è una storia antica, che risale all era Paleolitica Superiore, intorno al 90.000 a.C., ma la popolazione aumentò durante il Neolitico, con l’insediamento degli Iberi, che delinearono il perimetro che ancora oggi da forma alla città, e di cui si ha testimonianza negli scritti di Plinio il Vecchio.

Cuenca fu terra di conquista: arrivarono i Celti nel VI secolo a.C., i Fenici ed i Cartaginesi nel III secolo a.C., ed infine i Romani, che nel 218 a.C. entrarono in Hispania, conquistandola quasi del tutto. Sebbene la provincia di Cuenca fosse sede di tre importanti città romane (Segòbriga, Ercàvica e Valeria), la zona dell’attuale capitale rimase poco popolata ed ai margini della società romana.

CUENCA, SPAGNA

La popolazione che per prima si insediò nella città di Cuenca fu quella dei Berberi, cui fece seguito l’invasione Musulmana, e fu solo dopo l’arrivo e l’insediamento sul territorio di queste due popolazioni che la città di Cuenca iniziò a popolarsi e ad acquistare importanza. Sebbene la data esatta della fondazione delle città rimanga un mistero, è certo che nel 784 esisteva la città di Qûnka, che deve il suo fiorire alla costruzione di una importante fortezza difensiva da parte dei musulmani. Molti insediamenti urbani crebbero o si ampliarono attorno alla città di Qûnka, tra cui “Santaver”, l’antica città romana di Ercàvica.

A Qûnka si costruì una città-fortezza direttamente dipendente dal Califfato di Cordoba, con un’importante moschea, un castello, mura e roccaforti destinate a migliorare il sistema difensivo della città. Il primo governatore militare, fu Sulayman ben Utman, che morì nel 768. forse, però il governatore più importante per quanto riguarda questa parte della storia di Cuenca fu l’Emiro Myhammad I, sotto la cui guida si conquistò Toledo. Diversi governatori musulmani si avvicendarono sul territorio di Cuenca, fino alla definitiva sconfitta del Califfato di Cordoba nel 1031: la sua scomparsa portò alla prima suddivisione dei territori, e alla successiva creazione delle prime provincie.

La provincia di Toledo rimase la principale, l’area più estesa di tutte le provincie, annettendosi i regni di Valencia e Cordova, ma già nal 1080 gli spagnoli (in particolare gli aragonesi, con Sancho Ramirez) cercarono di riconquistare Cuenca, ma senza grandi successi. Dopo diversi tentativi, compresi quelli del re Alfonso VI, fu solo nel 1091, quando gli Almoravidi che già avevano conquistato Siviglia, minacciarono l’Emiro, il quale chiese aiuto militare al re, concedendogli in cambio il controllo della città di Cuenca.

Il re accettò, ma la guerra con gli Almoravidi durò a lungo, e portò a diverse perdite territoriali, come Murcia, che nel 1144 passò con Valencia, Cuenca e Cordoba sotto il controllo di Abd Allah ibn Said ben Mardanis, conosciuto come il “Re Lupo”. Solo nel 1176 Abu Yacub Yussuf ed il re Alfonso VIII firmarono una tregua, che però i musulmani ruppero quasi subito, creando una serie di guerriglie volte a rendere debole ed instabile il re. Questo però non accadde, e con l’aiuto della popolazione che lo appoggiava, Alfonso VIII entrò trionfante a Cuenca il 21 settembre 1177: da questo momento Cuenca entra ufficialmente a far parte del Regno di Castiglia.  La città fu ripopolata da musulmani, ebrei e cristiani, che si divisero le aree cittadine secondo la loro professione religiosa: fu costituita una sede episcopale ed un consiglio della città, cui il Re conferì il famoso “Fuero de Cuenca”, un compendio di leggi ancora oggi considerato uno dei più antichi documenti legali della storia di Spagna, e nel 1257 il re Alfonso X il Saggio concesse a Cuenca lo statuto di Città. Durante i secoli XIV e XV iniziò a configurarsi la struttura della parte meridionale della città, con la creazione di quartieri dedicati ai cavalieri e ai militari, mentre il centro nevralgico della città rimase nella parte “alta”, a settentrione, tra la Plaza Mayor e la Plaza del Carmen, dove si riuniva il Consiglio Reale. Già a metà del secolo XV Cuenca era, con i suoi 6000 abitanti, una delle città più popolate di Spagna, e ciò ne permise, negli anni successivi, lo sviluppo industriale ed economico.

Cuenca divenne a partire dal XV secolo un importante centro di produzione tessile: particolare importanza ebbe la produzione di tappeti, che avveniva completamente entro le mura cittadine (dalla tosatura alla tessitura). L’accrescimento economico portò con se una importante crescita demografica, e nel XVI secolo la popolazione toccò i 15.000 abitanti. Cuenca divenne sede del sistema giuridico nel 1529 e, nel 1530 vi si installò una delle prime tipografie del paese, che stampò quello stesso anno “Principi della grammatica in lingua romanza” libro del cappellano della cattedrale. Tutto questo importante sviluppo economico si tradusse in una inarrestabile attività edile: in poco tempo si costruirono il Palazzo Episcolpale, il Monastero dei Gesuiti, i conventi de las Petras, las Angelicas e delle Bernardine, i collegi di San Josè e Santa Catalina, il Ponte di San Paolo e molti altri edifici pubblici.

CUENCA; Castilla La Mancha, SPAGNA

Nel 1520 Cuenca ottenne tramite disposizione regia il diritto ad un mercato libero, da tenersi ogni giovedì, fatto che diede un ulteriore impulso ad una economia già in crescita. Purtroppo l’epidemia di peste del 1588 fu il preludio al un lungo e lento declino che sarebbe durato fino a tutto il XVII secolo. Il concentrarsi dell’epidemia, seguita da una lunga siccità e da una terribile invasione di cavallette, fece scendere drasticamente la popolazione, che a metà del XVII secolo contava solo 1500 persone. L’epidemia causò gravi danni anche al commercio e lavorazione della lana, fatto che allarmò le autorità centrali e che fece sì che nel 1679 si creasse la Real Junta de Comercio, che aveva come scopo principale rinnovare una tradizione artigianale che stava scomparendo, arrivando a ripopolare la provincia e la città di Cuenca con artigiani provenienti dall’estero. Ma, nonostante gli sforzi di miglioramento economico e demografico, la città non superò i 7000 abitanti, la metà degli inizi del 1500.

Il nuovo secolo portò con se una nuova crisi economica, che colpì particolarmente l’attività tessile e portò alla chiusura della Zecca e dei mulini usati per la lavorazione della carta. Il cambiamento principale si ebbe nel paesaggio urbano, dove sparirono gli elementi difensivi e militari, sostituiti da edifici civili. Durante la Guerra di Successione spagnola Cuenca si schierò al lato di Filippo V. Le truppe inglesi e portoghesi entrarono a Cuenca nell’agosto del 1706, e dopo un’estenuante ed agguerrita difesa, la città si arrese. Solo due mesi dopo, le truppe borboniche riuscirono a riconquistare la città, ed il Re ricompensò la città con il titolo di “Fedelissima ed Eroica”, titoli che si andarono ad aggiungere ai già ottenuti “Leale e Nobile”, che la città aveva già ottenuto da Alfonso X nel 1257.

CUENCA; Castilla La Mancha, SPAGNA

A partire dal 1763 l’arcidiacono della città Antonio Palfox decise di promuovere il ripristino dell’industria tessile e, con l’aiuto di un artigiano della seta di Murcia fondò una nuova fabbrica che, nel 1786, si convertì nella più importante della città, dando lavoro a circa 1100 artigiani. La fabbrica venne chiusa da Carlo IV, che proibì l’apertura di altri laboratori tessili, per evitare la concorrenza con la Fabbrica Reale. Il declino economico, che ebbe inizio alla fine del secolo XVIII continuò nel XIX secolo, e provocò un deterioramento di tutto il patrimonio urbanistico, dovuto anche ad un importante calo di popolazione. Una volta ancora la città non si arrese ad un tale destino e iniziò una serie di migliorie civili, igienico-sanitarie ed economiche che permisero la ristrutturazione del centro urbano, e fu durante il secolo XIX che la città iniziò ad assumere i tratti odierni.

Cuenca fu anche teatro della Guerra d’Indipendenza: subì il passaggio delle truppe svizzere dirette a Valencia, e delle truppe spagnole, che appoggiavano i francesi. La città venne completamente devastata: roghi e saccheggi durarono fino al 1818, lasciando una città stremata, decimata e completamente in rovina. Carestie, malattie ed epidemie peggiorarono una situazione già precaria. Anche le Guerre Carliste ebbero come sfondo la città e la provincia di Cuenca, dove avvennero diverse battaglie ed assedi. Ma nuovamente la città resistette e, nel 1876, alla fine della terza Guerra Carlista venne eretto un mausoleo in memoria ai caduti dove vennero raccolte le ceneri di coloro che avevano combattuto per la città. Il Mausoleo venne distrutto nel 1944, per volere della Falange Spagnola. Solo nel 1833, con l’arrivo della ferrovia, che univa Cuenca ad Aranjuez, la città potè sperare in un recupero economico, sociale e demografico.

CUENCA; Castilla La Mancha, SPAGNA

Il XX secolo si apre finalmente con delle prospettive positive: la ferrovia, la costruzione del Parque san Julian, l’ ampliamento dei vecchi quartieri. Nel 1902 la Cattedrale di Cuenca venne dichiarata Monumento Nazionale, e completamente ristrutturata sotto la guida dell’architetto Vicente Lamperez. Seguì un nuovo dinamismo economico, favorito dall’apertura di nuove imprese ed industrie moderne, che, a parte qualche breve episodio, rimase intatto e duraturo durante gli anni della Guerra Civile.

A partire dal dopoguerra Cuenca entra finalmente nell’ epoca moderna: terminate le guerre, con una base economica che va crescendo ormai da tempo, Cuenca si rifugia nella sua “città nuova”, il centro pulsante di una società che vuole vendicare un passato difficoltoso. La “Cuenca antigua” in cui si trovano i vecchi, più antichi quartieri restano in stato di abbandono per qualche anno, fino a quando nel 1963 l’intera zona viene dichiarata “paisaje pintoresco” e promosso dalla nuova Fondazione per la tutela delle “Casas Colgadas” e del Museo d’Arte Astratta a luogo di interesse turistico.

Inoltre nel dicembre del 1966 la città antica , i suoi vicoli e le foci di entrambi i fiumi Jùcar e Huécar vengono dichiarati dall’UNESCO “Patrimonio dell’Umanità” e, sebbene non sia stata scelta, si candidò a “Capitale Europea della Cultura” per il 2016: segno di una forza civile che non si arrende ad un passato fatto di guerre e conquiste, ma che invece ha tanta voglia di riscatto.

A cura di Diletta Fraizzoli