Autori contemporanei: Arturo Perez Reverte

Uno dei migliori autori contemporanei, Arturo Perez Reverte si laurea in giornalismo, e per ben 21 anni persegue questa carriera, anche e soprattutto come reporter di guerra. Inizia come giornalista per il “Diario Pueblo”- dove rimane per 12 anni.

Quando però il “Diario” chiude diviene reporter dei servizi informativi per la televisione spagnola, fino al 1994. Agli inizi degli anni novanta presentò un programma alla radi : “La legge della strada”, in cui si dava spazio a storie di persone emarginate e dimenticate dalla società, ma dopo breve tempo la trasmissione venne censurata dal direttore della rete. Da questa esperienza gli venne l’ispirazione per “Territorio Comanche”, in cui da sfogo a tutta la sua delusione verso i mezzi di comunicazione, rei di gravi mancanze verso il pubblico, ma anche di essere troppo politicizzati.

Come reporter di guerra coprì le zone di conflitti armati a Cipro, in Libano, Eritrea, in Nicaragua, in Sudan, Mozambico, Angola, Bosnia e Croazia. Tra tutte le esperienze come corrispondente quella che lo segnò di più fu in Eritrea. Venne dato per disperso per molti mesi, ma sopravvisse grazie all’aiuto dei guerriglieri, diventando però parte attiva del conflitto : dovette infatti più volte difendere la propria vita con l’uso delle armi.

Nel 1994 abbandona definitivamente la carriera giornalistica per dedicarsi solo a quella di scrittore. Già nel 1986 aveva pubblicato con gran successo “L’ussaro”, ambientato durante le guerre napoleoniche, ma la sua anima di viaggiatore, bibliofilo, amante del mare, e studioso della leggendaria tradizione eroica spagnola gli permette di iniziare la sua vera e propria carriera giocando e mescolando il romanzo storico ed il thriller come nel “Il Maestro di Scherma”, o nel “Club Dumas”- portato al cinema da Roman Polanski con il titolo de “La nona porta”.

autori

La storia di Madrid e della Spagna del 17° secolo lo affascina da sempre e sempre più : un periodo d’oro in cui la città diviene il cuore del più grande impero al mondo ed il centro di un’ Europa in guerra perenne. La Spagna di quel tempo è “arrogante e superba – afferma – ma anche orgogliosa e ricca di valori”, ed i suoi romanzi ne sono uno specchio perfetto: nel 1996 da inizio alla saga del “Capitan Alatriste”- anche questa adattata per il cinema – che lo impegna per ben dieci anni e sei romanzi. La sua narrazione si centra su un personaggio principale, dal carattere forte. Lo stile che dimostra è affine a quello dei grandi scrittori – come Hemingway – che strutturano tutta una complessa serie di avvenimenti attorno ad ogni personaggio. La trama solitamente è scorrevole, ma non tanto da far dimenticare al lettore il luogo ed il tempo in cui si svolge l’azione. I luoghi, inutile dirlo, sono quelli della Spagna coloniale, con bei riferimenti all’arte e alla cultura del tempo. La bella, affascinante storia di una nazione che è stato uno dei più potenti imperi al mondo, però non riesce a far dimenticare ad Arturo Perez Reverte la realtà in cui è oggi l’uomo.

La sua profonda ed amara esperienza come reporter di guerra, inizia a far capolino e a riflettersi sempre più nel suo lavoro, che partendo da “Territorio Comanche” trova grande espressione in “El pintor de batallas.”I temi trattati non sono più gesta eroiche e colonialismo, sono profondi e vanno dalla stanchezza dell’eroe, all’importanza dell’amicizia, al viaggio come pericolo, alla morte come ultimo viaggio. La cultura e la memoria sono viste come unica salvezza e mezzo per comprendere la realtà, sopportare il dolore e riconoscere se stessi nella realtà. La violenza diviene un simbolo esistenziale dell’assurdo che obbliga l’uomo a definirsi moralmente in tutta la sua ambiguità, adottando una visione del mondo forzatamente pessimista. Questa seconda parte della sua attività ne da un ritratto di un uomo che ha una visione ombrosa dell’esistenza, non sopporta la pietà cristiana e crede nella filosofia pagana che dona una visione crudele, ma più corretta dell’uomo e del mondo.

Dal 1991 è autore di un editoriale nel supplemento domenicale di “El Semanal”.

Nel 1998 viene nominato “Cavaliere dell’Ordine delle Arti di Francia”, dal 12 giugno 2003 fa parte della “Reale Accademia Spagnola”, e nel Febbraio del 2004 gli viene data la laurea Honoris Causa dell’Università Politecnica di Cartagena, la sua città natale.